Risultati XXI Edizione Premio Letterario Internazionale Jacques Prévert 2015
La Giuria della ventunesima edizione del Premio Letterario Internazionale Jacques Prévert 2015, presieduta per la sezione poesia da Olivia Trioschi, dopo attento esame delle opere pervenute ha decretato quanto segue:
Sezione Poesia
- Opera 1^ classificata: “Per tutte le altre destinazioni” di Patrizia Berlicchi, Roma (Rm).
Vince Targa Jacques Prévert – Attestato di Merito – Pubblicazione dell’opera in un libro di 32 pagine edito dalla casa editrice Montedit con assegnazione di 100 copie – Attestato.
Questa la motivazione della Giuria: «Per tutte le altre destinazioni si può partire da un luogo o da un tempo precisi, unici e irripetibili, ma allo stesso tempo da qualunque posto e in qualunque momento: le nostre vite non sono forse scandite da soste sulle banchine di qualche stazione, ad attendere il treno buono per portarci alla prossima fermata, alla prossima poesia, al prossimo respiro? Ecco, credo che la raccolta di Patrizia Berlicchi nasca da questa idea: lunghe rotaie che si dipanano come un filo di lino fresco, disegnando volute su un vasto paesaggio interiore punteggiato da stagioni lunghe come istanti, e da istanti brevi come anni. Un paesaggio interiore che prende le mosse da forme e colori consueti che diventano, con la penna felice della poetessa, scatti irripetibili come haiku: un temporale che diventa “lacrime di matita nera”, il sole di marzo che asciuga una “pena antica”, una città come Palermo che sembra trattenere il respiro in un mezzogiorno stupefatto…andirivieni tra luoghi, tempi, stagioni e giorni che somigliano a un girotondo un po’ giocoso, un po’ doloroso, sempre innamorato della vita, sempre disposto a sorprendersi quando si tratta di partire per un’altra destinazione. La limpida trasparenza dei versi, la loro essenzialità – breve nella misura, ampia nell’eco, la compattezza tematica e stilistica fanno di questa raccolta la meritata vincitrice del primo premio».
- Opera 2^ classificata: «Crisis» di Francesco Salvini, La Spezia (SP).
L’Autore rinuncia all’assegnazione del premio.
- Opera 3^ classificata: «Itaca» di Marta Valentina Arnaldi, Bussana – Sanremo (IM).
Vince la pubblicazione in un quaderno di 32 pagine edito dalla casa editrice Montedit con assegnazione di 50 copie – Attestato di merito.
Questa la motivazione della Giuria: «Potrebbe sembrare ardita la scelta di intitolare a Itaca la propria raccolta: mai luogo fu più carico, e talvolta sovraccarico, di significati, segni, simboli, echi e suggestioni. Parlare di Itaca è come misurarsi con i giganti. Ma l’autrice ne è ben consapevole, come dichiara con saggia autoironia e autentica emozione nella poesia-dedica di apertura: ed è sulla scorta di questa rassicurante consapevolezza che il lettore può salire sulle spalle del gigante e guardare l’orizzonte, là dove lo guidano i versi della Arnaldi, e anche un po’ oltre, come capita sempre quando la poesia è degna di questo nome. Il lettore scoprirà così che si può partire da molto vicino, per esempio dallo schermo bianco di un computer, per arrivare in un balzo solo agli estremi margini del globo, dove una volta si scriveva hic sunt leone, in mezzo a un mistero che non è più tale di nome, ma di fatto sì. Un mistero capace di sintetizzare spazi sterminati in un singolo minuscolo verso, e di raccontare storie lunghe una vita sedendo immobili su una panchina, con una bottiglietta d’acqua accanto (bellissima, La panchina, e struggente). E se qua e là la raccolta sembra perdere compattezza, compensa con una costante e tenace cura del dettaglio minuto, che si tratti della singola parola o dell’immagine che abbraccia più versi. Ed è proprio questa cura del dettaglio a rendere le poesie della Arnaldi dei minuscoli giardini dove cercare, con pazienza, la propria Itaca». Olivia Trioschi
Opere Segnalate dalla Giuria:
- «Tutto qui?» di Carlo Carlotto, Vicoforte (CN).
Questa la motivazione della Giuria: «Quando, alla fine, si chiude la piccola raccolta di Carlotto, si ha il sorriso sulle labbra. Ma bisogna specificare che tipo di sorriso: divertito, ironico, un po’ amaro. Perché le poesie di Carlotto – che a tratti somigliano più a brevi aneddoti, aforismi, apologhi – hanno un tratto che decisamente le accomuna tutte: sono intelligenti, di quella speciale intelligenza che non ha bisogno di annunciarsi come tale perché si illumina da sé. Alcuni versi non stonerebbero tra quelli di Rodari, altri sembrano richiamare Trilussa, altri ancora evocano un Montale meno severo dell’originale; in ogni caso, senza voler scomodare padri e padrini, sono poesie che sposano felicemente la leggerezza con l’impegno (anche quello sociale, sì, e persino quello civile), le forme più levigate con qualche voluta asperità, la lucidità disillusa con la tenerezza». Olivia Trioschi
- «Un giorno come mille anni» di Marinella Cossu, Sagrado (GO).
Questa la motivazione della Giuria: «Difficile parlare di Dio in questi tempi di molte parole, di molte fedi cosiddette “non praticanti” e perciò dimenticate, di molta fretta e molto consumo, di molta Chiesa troppo occupata a proibire per ricordarsi anche di accogliere; difficile, ma non impossibile. E Marinella Cossu, miracolosamente, ci riesce. Con accenti sobri e sinceri, con versi semplici e delicati, con parole consuete che, una dopo l’altra, smettono gli abiti della consuetudine per aprirsi a nuovi significati. E’ una raccolta che suona come una preghiera, ma di quelle vere, di quelle che possono essere mormorate a fior di labbra anche dal più incallito degli atei, purché non abbia dimenticato che tra i bisogni primari dell’uomo c’è anche quello di spiritualità». Olivia Trioschi
- «L’albero della sabbia» di Chris Mao, Ormea (CN).
Questa la motivazione della Giuria: «È possibile fare versi come si fanno sculture di sabbia, che siano al tempo stesso costruiti su un’umidità densa, quasi un organismo che respira, e leggeri come pulviscolo nell’aria? Su questa scommessa Chris Mao gioca la sua raccolta, in cui alterna momenti di grande resa plastica (manate sulla sabbia?) a istanti delicati ed esili (arabeschi sulla sabbia?) pronti a essere spazzati via da una folata di vento. Intorno, dentro e sotto la sabbia ci sono domande esistenziali e quasi niente autobiografia, neppure laddove l’autore si rivolge a un “tu” indeterminato, indistinto, che appare a volte con sembianza di donna ma più spesso con il solo vestito di essere umano abitato e agitato da sangue, desideri inconsci, silenzi e grida. Quel “tu” siamo noi, nuda pelle e respiro, come alberi della sabbia». Olivia Trioschi
- «Nuvola e sillaba» di Francesco Recanati, Roma (Rm).
Questa la motivazione della Giuria: «“La poesia così ridotta / a nuvola e sillaba / annaspa nel buio”: da questa immagine spoglia, minimalista e apparentemente rinunciataria, Francesco Recanati fa nascere poesie in cerca di “teneri appigli”. La bellezza di questa immagine – naufraghe sillabe capaci di trasformare in tenerezze anche gli approdi più irti – illumina e dà senso a una raccolta tanto intensamente lirica da risultare, qua e là, misteriosa e un filo oscura. Ma grazie alla bussola tracciata dall’autore – le sillabe, le nuvole, la poesia, la tenerezza – ogni immagine trova naturalmente il suo posto, ogni gioco verbale trova la sua giustificazione e non si esaurisce nella sola suggestione fonica; e l’io dell’autore, che qua e là compare, riesce a superare i confini dell’autobiografismo per dare voce a un’emotività senza nome e senza volto, e perciò universale». Olivia Trioschi
- «Col passo della neve» di Maria Pia Ricci, Benevento (BN).
Questa la motivazione della Giuria: «Una menzione di merito all’unico poemetto tra le tante e tante raccolte che hanno partecipato all’edizione 2015 del Prévert. Menzione di merito perché si tratta di una sfida alta a un genere ormai dimenticato, e che pure – e questa è una dimostrazione – ha ancora enormi potenzialità espressive, se si abbandona la sua vocazione narrativa originaria per farne uno strumento espressivo duttile, un inanellarsi di frammenti lirici tenuti insieme da un io poetante sicuro di sé e della sua meta, quel “io/ voglio essere” che conclude l’opera come un suggello, o un approdo. Ed è proprio questo approdo a consentire all’io di non frantumarsi nel lungo viaggio compiuto, alla stregua di un nuovo bateau ivre, tra terre ardue e tormentate, maree e mari, praterie maestose, case e dimore, neve e sole. Finché il “voglio essere” si placa, nella consapevolezza che ogni cosa è infinitamente mutevole, e perciò eterna». Olivia Trioschi
- «Opera senza titolo» di Paolo Scarfone, Roma (RM).
Questa la motivazione della Giuria: «La raccolta di Paolo Scarfone non ha titolo, e a una prima occhiata sembra che le poesie siano semplicemente giustapposte tra loro, come elementi autonomi e autosufficienti. A ben guardare, però, ci si accorge che sono come tessere di un puzzle mutevole e metamorfico, ma con un disegno riconoscibile: un atto d’amore, un uomo e una donna, un’unione che ha i gesti violenti e teneri della passione urgente, quella che non lascia il fiato. Sottotraccia corre un altro disegno, ed è la corazza della tartaruga, nido e prigione insieme. Seguendo il filo rosso di queste immagini, le poesie di Scarfone svelano la loro ricchezza: un linguaggio esplicito che rinuncia al (falso) pudore per restituire carne alla carne e umori agli umori; uno stile diretto e talvolta duro, che colpisce la pancia prima della testa e anche prima del cuore; qualche sperimentazione grafica, ma senza eccessi. Ne risulta una lettura dal ritmo interrotto e sincopato, che talvolta sembra strattonare il lettore in più direzioni, ma poi lo riconduce all’unico approdo possibile, fuggevolmente o meno: dentro se stesso». Olivia Trioschi
- «Alla fine del giorno di Francesco Sonis, Mogoro (OR).
Questa la motivazione della Giuria: «Mi è permessa una nota personale? Più passa il tempo e più amo la poesia “facile”, facile come la intendeva Saba: quella che mette in rima fiore e amore, che parla di cose immensamente semplici, come la vita, gli affetti e il dolore, riconoscendone la complessità senza aggiungerne di artificiale. Una poesia così, che sembra fuori moda, poco originale e persino banale, ha ancora la capacità di parlare nel profondo, di commuovere, di farci sentire più vicini gli uni agli altri. E una poesia così, sia pure con le dovute differenze e i dovuti limiti, è quella che si legge in questa raccolta: a partire dall’articolazione in sezioni, intitolate ai luoghi o alle persone care, per proseguire con i contenuti, che nulla pretendono se non descrivere scorci di paesaggio – domina quello sardo, assolato, scabro e misterioso – o raccontare piccoli episodi di vita. Ma in ognuno di questi momenti si sente battere forte un cuore generoso e vero, che anima i versi di vita autentica». Olivia Trioschi
Gli Autori Segnalati dalla Giuria vincono Attestato di merito e 50 copie in omaggio nel caso di pubblicazione in volume dell’opera con la Casa Editrice Montedit
La Giuria della ventunesima edizione del Premio Letterario Internazionale Jacques Prévert 2014, presieduta per la sezione narrativa da Massimo Barile, dopo attento esame delle opere pervenute ha decretato quanto segue:
Sezione Narrativa
- Opera Vincitrice: «Le tele di Valerie» di Angela Nese, Castellabate (SA) .
Vince Targa Jacques Prévert – Attestato di Merito – Pubblicazione dell’opera con la Casa Editrice Montedit con assegnazione di minimo 50 copie.
Questa la motivazione della Giuria: «Nella vita può capitare di essere definiti pazzi proprio come avviene alla protagonista del romanzo di Angela Nese. Il percorso dentro se stessi può scatenare fantasmi e demoni e la fatica di vivere può diventare una continua fuga dal mondo, eclissandosi in un ricercato isolamento.
La ragazza Valerie ama dipingere nel suo giardino e che ci sia sole, pioggia, vento o neve poco importa perché lei è estranea a tutto, lei dipinge sempre con i piedi nudi, lei è una donna “singolare”. Valerie è stata ricoverata in una clinica psichiatrica e, ormai da cinque anni, non esce dal suo giardino, dal suo regno, dalla sua gabbia d’oro e, ogni tanto, incontra solo la sua grande amica Miriam.
Un ragazzino dall’animo molto sensibile, che si chiama Orazio, dalla finestra del terzo piano, osserva sempre Valerie quando dipinge e conosce bene i suoi gesti e sa a memoria i suoi tempi. Ad Orazio non importa assolutamente nulla di ciò che dicono gli altri: lui vede solo una donna singolare e, ogni giorno, disegna un ritratto della signorina Valerie.
L’atmosfera del romanzo è ammantata da profonda umanità e non disdegna alcune riflessioni sulle contraddizioni del vivere e l’epilogo finale, che vede Valerie esporre i suoi quadri in una mostra, rappresenta una volontà di esorcizzare il “delirio che si agita nell’anima”.
Valerie dipinge per “buttare fuori” tutto il caos che, come una tempesta, sconvolge la sua mente. Le tele sono i tentativi di raffigurazione della sua anima, ciò che uno specchio non può riflettere: una sorta di ragnatela geometrica di labirinti che brulicano nella sua mente.
La presunta salvazione sarebbe “guarire da se stessa”, ma è ardua prova da superare perché noi “siamo la malattia alla quale in nessun modo potremo sopravvivere”.
Il romanzo di Angela Nese diventa un viaggio misterioso dentro l’animo dell’essere umano, una fuga dalla realtà che implica la ricerca, grondante sudore e sangue, della nostra reale essenza, dopo aver tolto l’involucro che artificiosamente ci nasconde agli altri.
La scrittura di Angela Nese è sempre precisa e limpida: riporta ciò che conta veramente, elimina le ridondanze e glissa dove occorre. La trama del romanzo scava nel profondo dell’animo e nelle fenditure dell’umano esistere.». Massimo Barile
Opere Segnalate dalla Giuria:
- «Onora la morte» di Massimo Bancaro, Ala (Tn).
Questa la motivazione della Giuria: «“Onora la morte” è un romanzo di fantascienza che emana energia cosmica da ogni pagina, in un susseguirsi di eventi planetari, partendo dalla creazione del progetto Genesi e continuando con le peripezie nel mondo reale da parte di un fotografo che, durante una spedizione in Egitto, cade in un baratro che si apre improvvisamente nella sabbia: muore e torna in vita come in una sorta di resurrezione e con poteri straordinari.
Un’antica profezia si accompagna al mistero dell’origine della vita, forse un oscuro disegno che è opera di un Creatore che non conosciamo; un’epidemia onirica che colpisce parte della popolazione mondiale e porta le persone a sognare la figura dello stesso bambino; l’esistenza dell’undicesimo comandamento; la presenza dei “prescelti” segnati dal sigillo di Dio, le cosiddette “anime primarie”; il Libro dell’Apocalisse e l’Arca dell’Alleanza recuperata sotto il tempio di David a Gerusalemme. L’esaltante narrazione non conosce pause e Massimo Bancaro irradia le pagine con la sua fervida fantasia. Dirompente nelle descrizioni fantascientifiche e misteriosamente accattivante nel racconto archeo fantasy». Massimo Barile
- «Tapekalyfthenta – Gli ultimi tempi» di Luigi Battisti, Tivoli (Rm).
Questa la motivazione della Giuria: «Il romanzo di Luigi Battisti può ben definirsi fantasmagorico perché contiene viaggi nella fantascienza, attentati terroristici nucleari alle grandi città europee, complotti politici mondiali, incontri ravvicinati con extraterrestri che vengono da Alfa Centauri e raccontano dell’esistenza di un pianeta abitabile, chiamato Hopeland. Inevitabile dire che non manca la storia d’amore. La narrazione si alimenta con tale miscela esplosiva di ingredienti che passa dalle nuove sorprendenti scoperte sulla fusione nucleare alla scomparsa di un professore durante l’ultimo viaggio dell’Enterprise con destinazione Alfa Centauri. Come si diceva una volta, non mancano colpi di scena, ricchi premi e fuochi d’artificio». Massimo Barile
- «Il momento del mistero» di Elena Bresciani Baldi, Forte dei Marmi (Lu).
Questa la motivazione della Giuria: «L’inaspettato incontro con un uomo, che abita nello stesso palazzo nell’appartamento al piano superiore, apre nuovi scenari nella vita di una donna dopo la delusione per alcune relazioni sentimentali finite male. L’uomo del mistero, solo in apparenza tale, si rivelerà capace di regalarle immenso amore e di essere un grande uomo. Il racconto è struggente e pervaso da forte senso d’amore nel suo significato più autentico. Elena Bresciani Baldi, grazie alla sua scrittura sempre chiara e precisa, riesce ad alimentare, passo dopo passo, l’intensa storia d’amore». Massimo Barile
- «Il fischio finale» di Davide Rubini e Manuel Donati, Arezzo (Ar).
Questa la motivazione della Giuria: «Il romanzo di Davide Rubini e Manuel Donati rappresenta, in definitiva, uno spaccato assai verosimile della degenerazione della società odierna e della situazione politica imperante nel nostro Paese. Il punto di partenza della narrazione è la storia del protagonista, un calciatore a fine carriera al quale viene offerta la candidatura di consigliere comunale da parte di un navigato politico che è già riuscito a sfuggire a precedenti scandali e, grazie alla creazione di un nuovo partito e ai numerosi voti che potrebbe portare il “calciatore”, ha come scopo la realizzazione di un complesso residenziale e commerciale, denominato “Città felice”. Inevitabile il turbinio di compromessi e lucrosi affari che scatenerà un susseguirsi di eventi più o meno moralmente accettabili. Il romanzo si legge tutto d’un fiato e gli Autori riescono a coinvolgere il lettore nei delicati meccanismi affaristici e nelle diaboliche manovre politiche, offrendo una fedele fotografia dell’attuale modus vivendi in certi ambienti». Massimo Barile
- «Cinquanta notti» di Gianmaria Ferrante, Carovigno (Br).
Questa la motivazione della Giuria: «Il romanzo racconta la storia di un un uomo che, agli inizi degli anni Ottanta, dopo pochi anni dall’assassinio di Aldo Moro, si è trasferito in periferia di Milano per sfuggire alle minacce ricevute a causa della sua carica di responsabile delle relazioni industriali in una grande azienda. Il protagonista, attraverso un recupero memoriale, ripercorre le sue relazioni sentimentali e le varie fasi della sua carriera lavorativa, fino alla decisione estrema di licenziarsi per “non diventare uno schiavo” e sentirsi finalmente “libero”, oltre al fatto di poter vivere il grande amore con un’amica di lunga data. Il romanzo di Gianmaria Ferrante, come scrive nelle sue pagine, è una sorta di viaggio esistenziale “particolare” e diventa la rappresentazione stessa della vita sempre pervasa da contraddizioni e vicende inaspettate ma, in fin dei conti, sempre portatrice di sorprese e degna d’essere vissuta». Massimo Barile
- «Rimani noumeno – Racconti filosofici da congedo» di Marina Guerrisi, Trecastagni (Ct).
Questa la motivazione della Giuria: «Marina Guerrisi presenta l’interessante raccolta di racconti filosofici che diventano espressioni narrative sul senso della vita e del sacro. Le immagini sono rappresentazioni di concetti: il giovane artista incompreso con la sua opera del grande Gioco, altare mobile contenente tutte le religioni del mondo; la giovane mistica che parla con Dio e la sindrome degli uomini avatar, solo per citarne alcuni. I riferimenti all’era tecnologica e virtuale sono esempi devastanti: tutto ormai è programmato. La Parola e l’Amore sono stati eliminati e la finzione virtuale ha annichilito ogni parte del corpo: non rimane che la memoria custodita in antichi libri, ormai reperti archeologici. La ricerca è totale: nel tempo perduto, nella storia delle religioni, nell’anima e nella rivelazione, fino alla percezione della morte come “magica sparizione”». Massimo Barile
- «Gli spiriti della metro – Un nuovo caso per il commissario Bernardi» di Maria Giuseppina Pagnotta, Trani (Bt).
Questa la motivazione della Giuria: «Maria Giuseppina Pagnotta propone un interessante giallo poliziesco che vede come protagonista il commissario Claudia Bernardi, personaggio narrativo creato dall’Autrice. Dopo gli omicidi di alcune prostitute che condurranno alla scoperta di un traffico internazionale di donne e bambini ignobilmente sfruttati, si giungerà a sgominare una setta che celebra riti misterici e sacrifici umani. Il colpo di scena finale lascerà stupefatti e sarà l’ennesima dimostrazione che la verità è sempre più complessa di ciò che si pensa. Maria Giuseppina Pagnotta è brava nel seguire un ritmo narrativo incalzante e nell’inserire alcuni dialoghi che riescono ad offrire anche alcuni spunti divertenti capaci di stemperare la tragicità degli eventi». Massimo Barile
- «Stramonio – Storie di Terraferma» di Massimo Renaldini, Rezzato (Bs).
Questa la motivazione della Giuria: «Massimo Renaldini propone un romanzo storico con le tinte del giallo. Durante i festeggiamenti in onore del duca di Almiria, la giovane Elania, figlia del falconiere che è stato invitato a corte per una esibizione, cercherà di risolvere il mistero della morte del duca e grazie alla sua capacità investigativa e alle sue intuizioni scoprirà che è stato usato il veleno stramonio, diabolicamente cosparso sui guanti d’arciere che il duca ha indossato. L’intricato complotto sarà inesorabilmente svelato offrendo all’Autore la possibilità di alimentare la sua narrazione con tempistiche perfette e dimostrandosi capace di creare interessanti personaggi come la giovane Elania, autentica dominatrice della scena». Massimo Barile
- «MagicAmicizia» di Antonio Sartor, Conegliano (Tv).
Questa la motivazione della Giuria: «Il romanzo di Antonio Sartor narra la storia di una fraterna amicizia nata casualmente tra Fulvo e Luco in un’afosa notte di luglio durante un temporale spaventoso. Il giovane Luco è stato tradito dall’amico con il quale intrattiene una relazione sentimentale ed il solitario Fulvo, dopo averlo visto in mezzo alla strada, dolorante e malmesso, lo aiuta e lo soccorre portandolo nella sua casa.
Nascerà una “magica amicizia” che non disdegnerà alti e bassi, ma la loro amicizia vincerà su tutto. Antonio Sartor è un bravo narratore e riesce a coinvolgere con un sapiente dosaggio che miscela inventiva, interessanti dialoghi e profonda umanità». Massimo Barile
- «Parresia» di Giuseppe Sorrentino, Napoli (Na).
Questa la motivazione della Giuria: «Giuseppe Sorrentino presenta una raccolta di racconti interessanti e di sicuro impatto narrativo e spessore qualitativo. Lo stile di Giuseppe Sorrentino ha la rara qualità della scrittura che sa affascinare e denota un accentuato eclettismo che permette all’Autore di spaziare dal racconto dell’amore parresiastico, frammento memoriale di un insegnante che ringrazia l’ex donna per essere stata così onesta e franca nel decretare la fine del loro amore e, poi, catapultare il lettore nella storia del giovane Ippaso che, entrato nella scuola di Pitagora, scopre i numeri imperfetti e paga con la sua vita. Numerosi riferimenti storici e filosofici accompagnano l’attenta volontà nel rendere fedelmente l’intenzione creativa». Massimo Barile
- «Il labirinto di Meride» di Francesco Testa, Firenze (Fi).
Questa la motivazione della Giuria: «Il romanzo di Francesco Testa risulta affascinante e tremendamente ammaliante nonostante la voluminosità del testo che vanta oltre settecento pagine.
Inutile dire che non si legge in una notte ma, paradossalmente, dimostra la grande capacità nella scrittura e la mirabolante creatività dell’Autore. Tutto ha inizio con un viaggio in Egitto del famoso geografo Strabone, alla ricerca di luoghi segreti e del labirinto di Meride, costruito dal faraone Amenenhat. Le porte occulte si aprono in una notte di plenilunio e Strabone entra nel labirinto.
Dopo millenni vengono alla luce alcuni documenti del labirinto nell’archivio del Vaticano e si scopre che due cavalieri templari vennero a Roma partendo da Gerusalemme. Il segreto custodito si accompagna con un disegno diabolico ma un bravo archeologo cerca sempre di svelare i misteri sepolti dal tempo.
Francesco Testa è un bravo scrittore». Massimo Barile
- «Quel che resta del tempo» di Sarah Zingales, Mori (Tn).
Questa la motivazione della Giuria: «Il romanzo di Sarah Zingales conduce alla consapevolezza che la vita è meravigliosa e merita di essere vissuta pienamente. La protagonista cercherà di ripartire proprio da questa consapevolezza per ricostruire la sua vita che, in numerose occasioni, ha frammentato a causa del suo orgoglio e della sua incapacità di amare: l’opportunità per riscattarsi verrà offerta dalla presenza della sua vicina di casa, l’anziana signora Molly, che si ammalerà, ma regalerà preziosi consigli e l’imprevedibile colpo di scena. Sarah Zingales narra, in modo coinvolgente, la rinascita della protagonista Michelle con una scrittura che spazia dal romanzo d’amore al diario esistenziale avendo come filo sotterraneo l’idea che la vita può riservare sempre “splendide sorprese” e la possibilità di riscattarsi e di “ricominciare” a vivere veramente, rendendo più forti e più fiduciosi». Massimo Barile
Gli Autori Segnalati dalla Giuria vincono Attestato di merito e 50 copie in omaggio nel caso di pubblicazione in volume dell’opera con la Casa Editrice Montedit
Gli autori sopra elencati riceveranno a giorni comunicazione a mezzo posta con indicazione del premio conseguito e come usufruirne.
La premiazione si svolgerà sabato 30 gennaio 2016 dalle ore 15:00 presso l’Auditorium «Recagni» della Scuola Sociale Accademia delle Arti in via Marconi 21 a Melegnano con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale Assessorato alla Cultura. Gli Autori premiati riceveranno a mezzo posta comunicazione in merito.
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